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Repubblica Dominicana

Perché andare

La Repubblica Dominicana è un paese molto vasto con scenari tra i più diversi. Occupa due terzi di Hispaniola, che nelle Antille è la seconda isola per estensione dopo Cuba. Al di là del confine c’è Haiti, un mondo povero, brullo, di religione animista e nero come l’Africa; con i verdi palmeti dell’universo dominicano, meticcio, cattolico e di tradizione spagnola, ha in comune solo le stesse lontanissime origini dalla tribù precolombiana degli arawak.

Le spiagge ombreggiate dai palmizi della Repubblica Dominicana occhieggiano invitanti dalle pagine di cataloghi e brochure e richiamano turisti: le più pubblicizzate, Punta Cana e Bavaro, si estendono per decine di chilometri lungo la costa sud est; sono davvero belle, inserite dall’UNESCO tra i paradisi tropicali. Ma non è solo su queste spiagge che ci si dovrebbe fermare, piuttosto è da qui che si potrebbe partire andando a curiosare in altre regioni dell’isola.

Già poco a nord di Bavaro si raggiungono in meno di un’ora Playa Limon e la riserva delle lagune Redonda e Limon, tappa per appassionati di birdwatching. Proseguendo lungo la costa nord si incontra la penisola di Samana che diventa di anno in anno più frequentata, pur rimanendo tuttora una regione affascinante. La vegetazione che ricopre le colline della Cordillera de Samana scende fitta fino al mare: sul versante sud della penisola, le basse acque interne della baia sono spesso torbide e melmose per i sedimenti del Rio Yuna, mentre quelle del versante nord si offrono limpide e invitanti ed è qui che si trovano le spiagge più belle della penisola. Da Las Galeras, una cittadina tranquilla che offre buone opportunità di soggiorno, si raggiunge in barca, oppure dopo un tortuoso percorso in fuoristrada, Playa Rincon, una mezzaluna di tre chilometri diventata famosa da quando una prestigiosa rivista l’ha classificata tra le cinque più belle spiagge al mondo. Meno griffata ma altrettanto bella Playa Fronton, dove si arriva anche a piedi. Il centro nevralgico dell’area è Las Terrenas: da una decina d’anni francesi e italiani l’hanno scelta come sede per avviare il proprio piccolo business e da allora quello che era un villaggio senza nemmeno l’elettricità si è trasformato in una stazione turistica con hotel, bar, ristoranti, agenzie che organizzano escursioni e locali notturni. La spiaggia più nota è Playa Bonita, pochi chilometri ad est di Las Terrenas, ma c’è di meglio.

La costa settentrionale presenta belle spiagge lunghe e deserte e l’occasione di una magnifica escursione a bordo di un Piper che si può affittare anche solo per un’ora nel rustico aeroporto di El Portillo. Il meglio delle attività sportive si trova proseguendo verso ovest sul litorale tra Cabarete e Puerto Plata, diventato mecca del surf, windsurf e, negli ultimi anni, soprattutto del kiteboard. I centri turistici di Cabarete e Sosua sono affollatissimi mentre Puerto Plata, fondata nel 500, è una città che conserva molti edifici storici e un bel lungomare. Oltre Puerto Plata il percorso si fa più difficile e le strade che conducono alla frontiera con Haiti non sono certo in buone condizioni; ma l’itinerario riserva belle sorprese, come le spiagge intatte intorno a Punta Rusia, e il parco dell’Estero Hondo che protegge una colonia di lamantini.
I paesaggi più autentici si trovano però dalla parte opposta dell’isola, sulla costa sud ovest: l’impatto turistico, pressoché inesistente, non ha cambiato la naturale fisionomia dei luoghi e nemmeno l’ospitalità e il carattere degli abitanti della penisola di Pedernales. Lungo le coste paludi di mangrovie, calette e spiagge offrono un ambiente naturale e un’atmosfera di pacifica solitudine. Una delle spiagge più affascinanti è Bahia de Las Aguilas, oltre 5 km di sabbia bianca bagnata da acque turchesi che si trova nei pressi del pueblo Las Cueva, poco distante dalla cittadina di Pedernales. A sud di Barahona, capoluogo della regione, la costa alta e rocciosa si interrompe in una lunga serie di scenografiche baie sabbiose: Saladilla, Caleton, Paraiso e Baoruco e tante altre. Tra le attrazioni naturalistiche di questa zona ad alto indice di biodiversità la riserva Jaragua e il Lago Enriquillo.

Nel centro dell’isola lo scenario non è meno spettacolare. Lungo la Cordillera Central, che si estende in diagonale dal confine haitiano e supera i 3.000 metri con il Pico Duarte, ci sono zone ideali per canyoning e rafting nonché facili percorsi escursionistici attraverso i sentieri di due vasti parchi nazionali. Un’altra regione di grande fascino, poco battuta dagli itinerari turistici, è la Valle del Cibao, la zona più fertile e produttiva del paese: piantagioni di alberi da frutto, canna da zucchero e tabacco si alternano a casette di legno dai colori accesi, capanne col tetto in lamiera e costruzioni più moderne. Santiago de los Caballeros, il centro agricolo e industriale dell’area, è una città piacevole, tradizionalmente legata alla lavorazione dei sigari.

Se Santiago vale una sosta, uno dei più apprezzati esempi di architettura coloniale caraibica è la capitale, Santo Domingo, prima città europea del Nuovo Mondo. In questo porto ricco e florido facevano fortuna i conquistadores spagnoli che, per sentirsi a casa, avevano eretto cattedrali, edifici fortificati e palazzi sontuosi da dove poter volgere sguardo e pensieri verso i mondi ancora sconosciuti delle americhe. Fuori dal centro storico, peraltro perfettamente restaurato, pulsa il cuore della città moderna, vibrante e senza dubbio caotica: la Santo Domingo vera, quella della vita quotidiana di due milioni e mezzo di persone.
[Photo credits: Dominican Republic Ministry of Tourism]

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