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Storie dai Tropici

Radioattività, quale impatto sulla vita marina?

(Tokyo, Giappone- 24/3/2011)

Aumenta il livello di radioattività nell'acqua di mare nei pressi di Fukushima. Per lo iodio-131 siamo a 147 volte i livelli normali mentre il cesio-137 è 17 volte più alto dei limiti ammessi dalla legge.
L'oceano può assorbire incrementi significativi di cesio e iodio radioattivi prima che si possano creare seri rischi per la salute degli esseri umani e delle creature marine, ha dichiarato Ken Buesseler, scienziato del Woods Hole Oceanographic Institute in Massachusetts. Aggiungendo però che le autorità sanitarie devono monitorare con grande attenzione frutti di mare, pesce, alghe e altri prodotti del mare.

I composti di cesio e iodio sono solubili in acqua e si disperdono ad una profondità che varia tra i 30 e i 90 metri; le correnti stanno portando i contaminanti verso sud, più o meno davanti alle coste di Tokyo, e da qui verso l'oceano aperto.
Lo iodio si accumula nelle alghe e potrebbe essere già presente al largo delle coste del Giappone, avverte Buesseler. Ma pur essendo molto dannoso per la salute umana, lo iodio ha un tempo di decadimento di pochi giorni, mentre il rischio maggiore è rappresentato dal cesio radioattivo, che ha un'emivita di 30 anni e quindi rimane nell'ambiente per generazioni, come dimostra la contaminazione tuttora presente nei pressi del reattore di Chernobyl.
Il problema, spiegano gli scienziati, è che il corpo umano tratta il cesio come fosse potassio, lasciandolo penetrare nei tessuti molli, negli organi riproduttivi e nei muscoli.
E' ovvio che, nell'immediato, la grande minaccia per la salute riguarda soprattutto i giapponesi, la cui dieta è per tradizione basata sui prodotti del mare. Ma come ha fatto notare il capo del Servizio federale di Idrometeorologia e Monitoraggio Ambientale russo, Alexander Frolov, ancora non sappiamo in che misura sarà influenzata l'intera catena alimentare.

Il fatto è che finora non sono mai state condotte ricerche avanzate sugli effetti delle radiazioni nucleari nei mari aperti e negli oceani; secondo Alexei Yablokov, noto ecologista e leader della dei verdi russi, emissioni anche non massicce avranno pesanti ripercussioni sulla vita marina. Il meccanismo di bioaccumulo "può portare a un livello di radioattività milioni di volte più alta nei frutti di mare, nei gamberi e nei crostacei".
Pur senza arrivare a casi estremi, una legittima preoccupazione sull'impatto a lungo termine della radioattività in mare la esprime anche l' Huffington Post, che riporta le dichiarazioni di Lam Ching-Wan, professore di chimica patologica all'università di Hong Kong: "la probabilità che il pesce e gli altri organismi marini assorbano alti livelli di radiazione è minima, ad eccezione però dei pesci più grandi, come i tonni, che vivono abbastanza a lungo per accumularne grandi quantità".

Intanto gli scienziati austriaci dell'Istituto Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Vienna hanno pubblicato quello che sembra essere il primo rapporto indipendente sui livelli di radiazione nel periodo immediatamente successivo alla fuga radioattiva da Fukushima. Elaborando i dati provenienti da due stazioni di monitoraggio della Comprehensive Test Ban Treaty Organization (CTBTO) in Giappone e in California, i ricercatori hanno stimato che la quantità di radioattività rilasciata nell'ambiente è pari al 20 per cento di quella di Chernobyl, per quanto riguarda lo iodio, e del 20-60 percento per il cesio.
La CTBTO è l'organizzazione istituita nel 1996 in seguito alla firma del trattato di interdizione degli esperimenti nucleari; dispone di 60 stazioni di monitoraggio di particolato radioattivo, un terzo delle quali si trova lungo la costa del Pacifico. Le stazioni operano un costante monitoraggio dell'aria per le particelle radioattive e trasmettono regolarmente i dati raccolti agli Stati membri.
Il rapporto completo si può leggere in un comunicato pubblicato ieri sul sito del Central Institute for Meteorology and Geodynamics di Vienna.
Tuttavia, molti altri scienziati sono ancora restii a mettere sullo stesso piano la catastrofe di Chernobyl con la fuga radioattiva di Fukushima. “La mia ipotesi - ha dichiarato Jim Smith, un fisico ambientale presso l'Università di Portsmouth, nel Regno Unito - è che l'incidente nucleare in Giappone sembra essere meno grave del fallout di Chernobyl, ma finché non avremo più dati non possiamo saperlo con certezza”.


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