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Dossier Tropici

Un elisir chiamato Rum

Liscio, con ghiaccio o mescolato con qualcos'altro: il piacere di bere rum non cambia. Quasi tutti lo preferiscono nei cocktail: e nelle Antille, culla del rum, l'alchimia che si sviluppa in quel fresco bicchiere tintinnante profuma della lunga storia di questo distillato.

Per essere perfetto, dicono sull'isola di Fidel, un buon Daiquiri deve essere denso abbastanza da far rimanere dritta la cannuccia nel bicchiere.
Secondo una versione, la paternità del Daiquiri si deve ad una coppia di ingegneri che lavoravano ai primi del 900 in una miniera di ferro vicino Santiago de Cuba; pare che una sera, a corto di bevande, abbiano preparato con il poco che avevano a disposizione - qualche lime, zucchero di canna e un po' di rum - quello che sarebbe diventato il re dei cocktail cubani. Il beverone, sebbene ancora approssimativo, piacque e i due ingegneri, dotati più di rigore che di fantasia, gli diedero il nome della miniera, Daiquiri appunto.
A perfezionarlo ci pensò poi il catalano Costante, grande barman e proprietario del Floridita, lo storico bar nel cuore dell'Havana Vieja.
Ma il merito di averlo fatto entrare nella storia si deve tutto ad Hemingway che, come si sa, al bancone del Floridita trascorse molto tempo durante la sua residenza sull'isola. Si racconta che Papà Hemingway se ne facesse preparare uno da bere sulla strada del ritorno: quando si dice il bicchiere della staffa!

Ron Brugal, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

L'arte dei barman cubani nell'inventare cocktail a base di rum è straordinaria e combina una creatività che viaggia a briglia sciolta con distillati di ottima qualità.
Non che nelle altre isole dei Caraibi siano da meno e non c'è luogo nelle Antille che non si vanti di produrre il migliore rum del mondo. E come potrebbe essere altrimenti, visto che è proprio nel bacino centroamericano che la canna da zucchero, di cui il profumato distillato alcolico è figlio, trovò il clima ideale per rigogliose coltivazioni.
Dopo tanto girovagare la dolce piantina arrivò nei Caraibi portata dalle navi di Colombo, diventando presto la principale ricchezza e, allo stesso tempo, ragione di sfruttamento di tutta l'area caraibica.
Per i primi duecento anni dalle piantagioni si ricavò solo zucchero; poi, con l'invenzione degli alambicchi, cominciarono le prime distillazioni della melassa, il cui succo fermentato era già conosciuto dagli schiavi, che se ne nutrivano per rallegrare le proprie dure giornate.
Agli albori della distillazione il primo rum era un'acquavite grezza, che non godeva di buona fama; un liquore a gradazione piena che "uccide anche il diavolo", come si diceva nelle taverne di tutti i porti delle Antille.
E che per i pirati, che non ne temevano certo gli effetti collaterali, divenne una passione. In fin dei conti i filibustieri avevano trovato in quella bevanda alcolica, certamente non pregiata e quindi disponibile in abbondanza, un mezzo per tenere sotto controllo il morale delle ciurme e per animarle prima degli abbordaggi.
Così il mito del rum e dei pirati si diffonde nella letteratura: chi non ricorda "quindici uomini sulla cassa del morto e una bottiglia di rum" che fischiettava il vecchio marinaio dalla guancia sfregiata nell' Isola del Tesoro?
La fama del rum raggiunse anche le navi della Marina Reale britannica, che decise di sostituire con questo distillato povero la razione quotidiana di brandy francese data ai marinai: ufficialmente doveva servire per prevenire lo scorbuto, in realtà aveva lo stesso scopo per il quale era usato sulle navi dei pirati.
Nel frattempo il rum si era evoluto, ci aveva pensato un frate dominicano francese, père Labat che inventò gli alambicchi giusti per ottenere un distillato di qualità. I ruderi dei suoi mulini si vedono ancora nell'isola di Marie Galante, dove l'eccezionale rhum du Père Labat si continua a produrre nelle moderne distillerie Poisson, aperte ai visitatori: con i suoi 59 gradi è il più alcolico di tutti, tanto che Marie Galante gode di uno speciale permesso per produrlo.
Si tratta di una varietà di rhum agricole, cioè ricavato cioè dal succo di canna fresco, poco conosciuto nel resto del mondo perché la sua produzione si esaurisce nelle Antille francesi, dove viene ampiamente usato come ti' punch.

Quello esportato in maggiore quantità è invece il rum industriale, ottenuto dalla distillazione della melassa fermentata e diffuso soprattutto nelle Antille inglesi.
Dopo la distillazione il liquore invecchia in botti di rovere e, alla fine del processo, viene miscelato con grande meticolosità per dare un sapore e un aroma unico al prodotto finale; differenze significative, che fanno sì che ogni rum si distingua dall'altro.
Per questo motivo in tutte le Antille, e anche altrove, la discussione su quale sia il rum migliore è sempre molto accesa; di certo, fra così tanti produttori mondiali, nessuno può competere per qualità, storia e leggenda con il rum delle isole dei Caraibi.
[Maggio 2009] Rev. 2021

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