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Madagascar


Si parla spesso di hot spot, riferendosi a quelle aree dove si può accedere a internet in wi-fi. Ma questo termine indica anche quelle regioni del pianeta di straordinario valore naturalistico, la cui ricchezza e diversità sono particolarmente minacciate.
Il Madagascar è tra i primi hot spot di biodiversità, un'area tra le più importanti al mondo e anche quella più a rischio; in altri termini, quel gran numero di specie endemiche, che non esistono in altre parti della terra e che rendono quest'isola unica e meravigliosa, stanno a poco a poco scomparendo. Eppure si stenta a crederlo, perché nelle foreste della quarta isola più grande al mondo si nasconde ancora un lunghissimo inventario tassonomico.

70 milioni di anni di isolamento e una distanza dal continente africano di 400 chilometri hanno creato le condizioni per una evoluzione indipendente di specie animali e vegetali uniche.
I lemuri, ad esempio. Si calcola che di questi primati primitivi ne esistano più di venti specie, diverse tra loro per taglia, habitat e comportamento. Il più grande è l'indri, dalla folta pelliccia bianca e nera: vive in piccoli gruppi, attivi di giorno, sugli alberi delle foreste pluviali della regione orientale.
Quello più comune è invece il catta, lo si riconosce subito dalla coda ad anelli; a differenza di molti altri lemuri, predilige le foreste secche e gli habitat rocciosi e vive sul terreno. Con un po' di fortuna si può avvistare l'ormai raro sifaka, famoso per i suoi saltelli da un albero all'altro.
Esistono poi lemuri che non hanno sembianze di scimmia, simili piuttosto a topi o pipistrelli, notturni e solitari perciò difficili da vedere e da riconoscere. Ci si deve affidare alle guide dei parchi, molti lemuri vivono in Madagascar solo in specifici programmi di conservazione.

Anfibi e rettili sono ben rappresentati: oltre a tartarughe e serpenti ci sono numerosissime specie di rane e gechi dai colori appariscenti, come il verde smeraldo chiazzato di rosso del genere Phelsuma. E poi i camaleonti: più della metà di tutte le specie esistenti al mondo vive qui in Madagascar. Non esistono invece i grandi carnivori, tranne lo stranissimo fossa, piuttosto aggressivo, malgrado sia poco più grosso di un gatto.

Tra le specie vegetali, il baobab è senza dubbio l'elemento più tipico, specializzato in diverse forme e altezze. Si va da quelli più imponenti, che raggiungono i 25 metri, a quelli nani, con il tronco a forma di bottiglia; ma il grado di endemicità e la ricchezza della flora malgascia va ben oltre e ne sono un esempio le straordinarie specie vegetali atipiche adattate alla siccità del sud.

A fronte di tanta biodiversità, l'isola è stata da sempre molto sfruttata. La conversione dei terreni per l'agricoltura e per il pascolo, iniziata durante il periodo coloniale, è continuata con effetti devastanti dopo l'indipendenza; da allora il Madagascar, isolato dal resto dell'occidente per le sue scelte politiche orientate al socialismo, ha dovuto perennemente fare i conti con pesanti crisi economiche e politiche.
Negli ultimi decenni, le coltivazioni intensive e la pratica del 'taglia e brucia' hanno ridotto dell'ottanta percento le foreste originarie e l'erosione del suolo, per effetto della deforestazione, si nota ovunque sull'isola. Ma in un paese che vive in condizioni di estrema povertà e arretratezza non è facile pensare anche all'ambiente: la maggior parte della popolazione malgascia vive in condizioni misere e muore di malattie curabili e gli aiuti internazionali arrivano a singhiozzo, anche a causa delle continue tensioni politiche. E' in questo difficile scenario che si inseriscono i progetti di sviluppo e di conservazione ambientale; qualcosa è stato fatto e i risultati si vedono nei tanti meravigliosi parchi ed aree protette.

La natura esuberante e generosa del Madagascar e la straordinaria varietà di paesaggi, che vanno dal deserto spinoso alle foreste pluviali, dalle zone di savana alle colline profumate di vaniglia, sono già di per sé un motivo di gran fascino. A cui va aggiunto il piacere di conoscere aspetti di una cultura antica.
La popolazione malgascia, di origine austronesiana e meticciata con caratteri neri bantu, oltre che con elementi arabi ed europei, è distribuita in 18 etnie diverse, accomunate da lingua e tradizioni molto omogenee: riso, zebù e culto dei morti sono i tratti comuni più evidenti. Il cerimoniale della risepoltura degli antenati, chiamato 'famadihana', è un festeggiamento simbolico di rispetto e dedizione da parte di chi è ancora in vita, praticato anche dalla maggioranza dei cristiani.

Il turismo sta diventando una fonte di reddito sempre più importante per le casse vuote del Madagascar, sebbene sia un fenomeno ancora sconosciuto in gran parte del paese. Negli ultimi anni sono state create strutture di buon livello e si sono sviluppate diverse attività lungo i principali itinerari turistici, dai parchi nazionali alle località balneari.
Con 5.000 chilometri di costa le spiagge qui non mancano di certo, da quelle più remote a quelle perfettamente attrezzate per accogliere i turisti, prime fra tutte le incantevoli spiagge di Nosy Be e Ile Ste Marie nel nord ma anche quelle intorno a Fort Dauphin e Tulear, nel sud.
Eppure il turismo rivolto alla natura cresce rispetto a quello balneare. Forse in questo mondo a parte, unico e straordinario, che è il Madagascar, le spiagge sono un di più?

continua a leggere: Perché andare - cosa puoi fare e cosa puoi vedere

     
     
     


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