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Tanzania

Perché andare

Sarà perché è un paese così grande o sarà perché il turismo di massa non si è ancora pienamente sviluppato, in Tanzania si può ancora scegliere se andare incontro alla natura oppure sedersi e aspettare che la natura venga da te.

Prendiamo ad esempio il Serengeti, il parco più conosciuto dell'Africa; pare che all'interno dei suoi confini vivano più di tre milioni di grandi mammiferi. Come dire che è impossibile non incontrarne.
Gli erbivori compiono il loro annuale pellegrinaggio di 600 miglia, che li porta a sud durante la breve stagione delle piogge in autunno, e poi ad ovest e di nuovo a nord nella tarda primavera, in un circuito circolare che abbraccia Tanzania e Kenya. Gli erbivori seguono le stagioni alla ricerca dei pascoli, i carnivori seguono le mandrie alla ricerca di prede da cacciare e i turisti inseguono entrambi.
Nel Serengeti c'è forse la più alta concentrazione di lodge e campi tendati di lusso, molti dei quali situati in punti strategici, lungo i percorsi migratori o in prossimità di pozze d'acqua, dove gli animali vanno ad abbeverarsi. Una gioia per i turisti, che non devono nemmeno spostarsi dal campo per vedere gli animali, tanto lo spettacolo si concede loro già dalla terrazza del lodge.

La regione settentrionale, che comprende i parchi più famosi come il Lago Manyara, il Tarangire, il Serengeti, l'area di conservazione del Ngorogoro e non ultimo il Kilimanjaro, è quella che ha il circuito turistico più organizzato. Ma non mancano coloro che al tettuccio affollato di una Land Rover preferiscono un safari itinerante, fermandosi poi in un più rustico campsite che offre il minimo dei servizi indispensabili, ma uno scenario naturale altrettanto autentico.
La scelta insomma è davvero ampia, tutto dipende dal proprio spirito di avventura e soprattutto dalle capacità di adattamento di ognuno.

Il cratere del Ngorongoro regala un paesaggio unico al mondo. Dal bordo della caldera, a quasi 2.300 metri di quota, la vista abbraccia quest'anfiteatro naturale, dall'eccezionale diametro di una ventina di chilometri, al centro del quale spunta un bacino d'acqua popolato da migliaia di fenicotteri rosa. Per molti turisti, è il top.
Ragion per cui, le jeep che ogni giorno fanno il giro all'interno del cratere diventano sempre più numerose. Alcuni gruppi si fermano speranzosi, in attesa di poter avvistare l'ormai rarissimo rinoceronte nero, che però non ama la compagnia dell'uomo; secondo le autorità del parco ne sarebbero rimasti poco più di 25 esemplari. Ma con una popolazione di oltre 30.000 erbivori le soddisfazioni di certo non mancano.

Esperienza totalmente diversa per chi invece va al cratere di Empakai, il fratello minore del Ngorongoro. Sia la caldera sia il lago color smeraldo, che si trova sul fondo dell'antico cratere, sono più piccoli ma l'intera area è di straordinaria bellezza.
I pendii e l'orlo del vulcano sono un paradiso botanico, ricchissimo di uccelli selvatici. Qui però non si viaggia con un veicolo dotato di quattro ruote motrici ma con un animale dotato di quattro zampe, un asino per l'esattezza, che serve a portare l'attrezzatura da campeggio. Ci si muove a piedi accompagnati da una guida Masai del vicino villaggio di Nainokanoka, uno dei maggiori centri Masai del Ngorongoro.

La Tanzania del sud è meno visitata e turisticamente poco sviluppata, nonostante possa vantare diversi parchi, tra cui la più grande riserva faunistica di tutto il continente africano, il Selous, istituito nel 1905 dai coloni tedeschi. La linfa vitale della riserva è il fiume Rufiji, che scorre da nord a sud, formando un maestoso delta sulla costa davanti all'isola di Mafia.
Un safari sul fiume offre una magnifica opportunità per visitare la zona e avvistare gli animali, specialmente durante la stagione secca, da giugno ad ottobre: ippopotami, coccodrilli e migliaia di uccelli ma anche antilopi, impala, gnu, babbuini, giraffe, elefanti e tutte le specie che vivono lungo le sponde del fiume o che vanno per l'abbeverata.

In Tanzania si va per vedere la fauna selvatica certo, ma ci sono anche le lunghe spiagge bianche di Zanzibar, Pemba e le riserve marine di Mafia dove fare splendide immersioni. Molti viaggiatori fanno prima un safari e poi si regalano una settimana di relax in uno dei tanti resort di queste isole.
Oltre alla sabbia accecante delle spiagge, Zanzibar offre una lunga storia di conquiste e dominazioni, che hanno lasciato il segno nell'architettura di Stone Town e nella cultura della popolazione meticciata di quella che per secoli fu "la Porta d'Africa".
Dai tempi in cui grandi viaggiatori del calibro di Livingstone e Stanley, Burton e Speke spedivano da qui i loro dispacci mentre organizzavano le prime spedizioni nel cuore dell'Africa nera, il profilo dell'isola è ovviamente cambiato e la lunga teoria di edifici elegantemente cesellati, che adornavano il litorale della vecchia città araba, è ora un labirinto di palazzi fatiscenti.
Le viuzze dove si aprono i portoni borchiati e si affacciano persiane e balconate in legno intarsiato richiamano alle mente l'incanto dei racconti di Mille e una Notte o le avventure di Sinbad il marinaio. Certo, serve un po' d'immaginazione; quel dedalo di strade che ha ospitato esploratori, avventurieri, trafficanti di schiavi e mercanti è oggi pieno di negozi e bancarelle per turisti e l'odore della frutta fresca e delle spezie è spesso coperto dalla puzza del pesce e della sporcizia che marciscono al sole.

Le spiagge sul versante orientale di Zanzibar sono un territorio ormai quasi interamente conquistato dai villaggi turistici, ma la punta settentrionale e quella meridionale dell'isola conservano coste idilliache: fondali trasparenti che dall'azzurro virano al verde e spiagge color crema, racchiuse in un cornice di palme.
Passeggiare lungo le spiagge durante la bassa marea è uno spettacolo, un'esperienza da non perdere. Quando il mare si ritira, un fenomeno che in questa parte dell'oceano Indiano è molto pronunciato, affiorano banchi di sabbia sommersi, il bagnasciuga si allunga di diversi metri e piccoli molluschi, stelle marine ed altri organismi si muovono lentamente sulla sabbia bagnata.

All'epoca del sultanato la produzione dei chiodi di garofano rappresentava la principale voce economica di Zanzibar, oggi è poco più di un'attrazione turistica. Non è così invece a Pemba, dove ci sono ancora chilometri di piantagioni e durante la stagione del raccolto si è invasi dalla fragranza dei bulbi stesi al sole. Se cercate l'isola delle spezie, dal profumo forte e dolce dei chiodi di garofano, è a Pemba che dovete recarvi.
Pemba è un angolo di mondo dove la vita scorre secondo ritmi rilassati, un piccolo gioiello tropicale, ignorato e misterioso, separato da Zanzibar da un braccio di mare di soli 80 chilometri. L'isola è verdissima e ha saputo conservare preziosi lembi di foresta primaria, dove vivono i rarissimi pipistrelli frugivori; il mare, limpido e incontaminato, è ricco di banchi di corallo, popolati da migliaia di forme di vita.

I fondali più suggestivi si trovano tuttavia a Mafia, conosciuta come paradiso dei sub. Grazie alla sua posizione geografica, davanti al delta del fiume Rufiji che apporta grandi quantità di sostanze nutritive, l'ecosistema marino dell'isola è uno dei più ricchi di vita dell'oceano Indiano e vanta un'altissima concentrazione di grandi pesci pelagici, pesci di barriera, coralli duri e molli, spugne e alghe marine.
In quest'area è stato creato il primo parco marino della Tanzania, il Mafia Island Marine Park, che protegge e preserva oltre 800 chilometri di coste e barriere coralline.

continua a leggere: Quando andare - il periodo migliore per il tuo viaggio

     
     
     


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